Dolci tipici della tradizioni triestina: un crocevia di culture
La Pasqua sta per arrivare anche a Trieste, e con lei giunge il momento di sfornare e assaggiare tante delizie e prelibatezze appartenenti alla ricchissima tradizione culinaria triestina, contraddistinta da elementi e preparazioni originarie della vicina ex Jugoslavia e dell’Austria, senza dimenticare la cultura carsolina. Data l’importanza delle celebrazioni pasquali in Italia, non c’è da sorprendersi se le pietanze ad essa collegate, siano così rinomate e apprezzate sia dai locali sia dai tanti turisti che ogni anno prendono d’assalto lo storico capoluogo giuliano. Di seguito, proporremo alcune delle pietanze più celebri della Pasqua triestina.
Pinza
La pinza è probabilmente la portata principe della tradizione triestina: si tratta di una brioche alla quale si è soliti accompagnare sia confetture e dolci, sia formaggi e salumi vari. La tradizione triestina vuole che chi la mangia, prima di procedere all’assaggio, debba fare alcuni tagli in cima all’impasto del dolce. Questi tagli, naturalmente, hanno un significato simbolico, poiché rappresentano il martirio e le sofferenze di Gesù Cristo.
Titole e nidi
Un altro pezzo forte della tradizione culinaria triestina: le titole e i nidi. Queste due pietanze si preparano con lo stesso impasto della pinza e sono destinati ai bambini, esattamente come le famose uova di cioccolato: per farli, bisogna intrecciare l’impasto della pinza e inserirvi all’interno un uovo sodo da decorare. La tradizione vuole che i nidi fossero destinati ai ragazzi, mentre le titole (come quelle rappresentate in foto) alle ragazze.
Putizza
Altro dolce molto gettonato della Pasqua triestina è la putizza, realizzato con un impasto lungamente lievitato e una farcitura costituita essenzialmente da spezie, miele e frutta secca. Il nome è molto simile a quello della potica slovena, con la quale infatti condivide la radice del verbo poviti (avvolgere, arrotolare). La sua forma è quella di una chiocciola e una volta tagliata, presenta l’aspetto di una spirale che alterna il ripieno, scuro e molto aromatico, all’impasto molto soffice.
Oltre a questi dolci, anticamente le tavole delle case triestine presentavano anche l’immancabile spalletta lessa o cotta nel pane, l’aleluja (un dolce povero che si consumava il venerdì santo, composto da una rapa lessa ripassata nel burro con pan grattato e zucchero), e anche altri alimenti tipici come il kren, l’agnello arrosto, le patate in tecia, i caratteristici fiori di finocchio, il brodo coi tagliolini e tanto altro ancora, a testimonianza della varietà e della ricchezza culinaria di Trieste e dei suoi pittoreschi dintorni.
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