La città di Trieste, sede di un’antica e importante comunità israelita, è stata testimone di situazioni emblematiche legate alla storia degli ebrei. Soprattutto nel corso del ‘900 la comunità ebraica triestina ha vissuto il razzismo dei tre sistemi totalitari europei; ha udito per prima l’annuncio dell’introduzione delle leggi razziali fasciste; è stata sede dell’unico lager nazista in Italia e infine ha accolto e aiutato i tanti ebrei che dall’est Europa raggiungevano Trieste per imbarcarsi verso Israele.
Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”
(Via del Monte, 5)
Il Museo della comunità ebraica “Carlo e Vera Wagner” si trova in un edificio che riveste un particolare significato storico: in via del Monte, 5 e 7 c’era infatti la sede dell’Agenzia ebraica che accoglieva i profughi in fuga dai nazisti e che da Trieste si imbarcavano alla volta della Palestina o delle Americhe.
Venne inaugurato nel 1993 al fine di tutelare e preservare il passato storico di questa comunità.
Entrata antico ghetto ebraico
(Via delle Beccherie, 6/B)
Il ghetto ebraico si estende nella zona che va da Piazza della Borsa al Teatro Romano.
Al ghetto si accede dalla Portizza ed è circondato da un alto muro con tre porte d’ingresso che si trovano: in Piazza del Rosario, in fondo a via delle Beccherie e a Largo Riborgo.
Via delle Beccherie è una delle più antiche strade della città. Nel 1754 questa via venne destinata ai venditori di carne, tant’è vero che “beccherie” (“becheria”) è un termine dialettale di origine veneta derivato da “beco”, il maschio della capra.
Fu solo nel 1784 che vennero aperte le porte del ghetto, con l’ordine di Giuseppe II, il quale emise l’editto patente di tolleranza, con cui si estendeva la libertà religiosa.
Sinagoga di Trieste
(Via San Francesco d’Assisi, 19)
È uno degli edifici simbolo della Trieste multireligiosa. Progettata dagli architetti Ruggero e Arduino Berlam ed inaugurata nel 1912. La sinagoga rappresenta in modo tangibile l’influenza raggiunta dalla comunità ebraica nella vita economica e culturale della città agli inizi del ‘900. A livello architettonico le decorazioni sono di ispirazione mediorientale e sono presenti simboli ebraici stilizzati.
La grande cupola centrale si può intravedere solo da lontano, mentre la semi-cupola e le cupolette laterali sono ben visibili dalla piazza e dalle vie adiacenti.
Risiera di San Sabba
(Via Giovanni Palatucci, 5)
La Risiera di San Sabba nacque nel 1988 come stabilimento per la lavorazione del riso.
Successivamente diventò un campo di concentramento e fu l’unico campo del territorio italiano munito di crematorio.
Il complesso di edifici venne da prima utilizzato dai nazisti come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943. Verso la fine di ottobre esso venne strutturato come Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei deportati, che alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei.
L’edificio del forno crematorio e la connessa ciminiera furono distrutti con la dinamite dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e 30 aprile 1945 per eliminare le prove dei loro crimini. Nonostante l’intento di occultare le prove, tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane.